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Criticità e aspetti innovativi dei farmaci orfani


In diretta dal 19th EAHP - 27 marzo 2014

In base alla definizione della European Medicine Agency (EMA) del 2000, ciascuna malattia rara interessa non più di 5 persone ogni 10mila. Ma i cittadini europei che devono fare i conti con una delle innumerevoli patologie di questo tipo sono diversi milioni. Tutti pazienti caratterizzati da quadri clinici estremamente diversificati tra loro, ma invariabilmente severi, cronici e invalidanti (quando non incompatibili con la vita), che di norma devono peregrinare per anni, tra specialisti, ospedali e talvolta Paesi differenti per veder riconosciuta e correttamente diagnosticata la propria malattia, in molti casi priva di una risposta terapeutica. Anche quando è disponibile un trattamento efficace, poi, la possibilità di potervi accedere è tutt'altro che scontata e molto disomogenea sul territorio europeo, a causa dell'elevato costo dei farmaci destinati a un numero molto limitato di pazienti e delle diverse politiche di rimborso esistenti in ciascuno Stato.

«Finora, in Europa, sono stati registrati 73 farmaci orfani per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento di 62 malattie rare, 16 dei quali successivamente sospesi o ritirati dal mercato», ha sottolineato Marc Dooms dell'Ospedale Universitario di Lovanio (Belgio) durante il 19° Congresso dell'European Association of Hospital Pharmacists - EAHP 2014 "The innovative hospital pharmacist - imagination, skills and organisation" (26-28 marzo - Barcellona, Spagna). «Ma il numero stimato delle malattie rare è dell'ordine di 6-8000. È, quindi, evidente che per gran parte dei pazienti affetti, complessivamente corrispondenti a circa il 6% della popolazione europea, non esiste una terapia in grado di controllare la patologia di cui soffrono. Per favorire la messa a punto di nuovi farmaci orfani, nelle varie parti del mondo sono state intraprese numerose iniziative a supporto della ricerca di base e clinica per cercare di comprendere meglio l'eziopatogenesi delle diverse malattie rare e individuare target terapeutici rilevanti. Purtroppo, effettuare studi clinici in questo ambito presenta non poche difficoltà a causa del ridotto numero di pazienti arruolabili e alle tecnologie avanzate richieste per la loro valutazione (test genetici, indagini molecolari ecc.). Per superare questi inconvenienti, alle aziende che li intraprendono vengono offerti assistenza nella definizione dei protocolli e nelle diverse fasi della ricerca, incentivi finanziari (riduzione delle tasse, contributi comunitari e nazionali ecc.), l'esclusività di mercato per dieci anni, nonché una procedura di registrazione centralizzata a livello europeo indirizzata ad accelerarne l'introduzione in pratica clinica. Ciò nonostante, i farmaci orfani che arrivano all'autorizzazione continuano a essere pochi e nella maggior parte dei casi l'impiego delle nuove molecole avviene a lungo con modalità off-label. Per garantire il diritto alla salute di tutti pazienti europei affetti da malattie rare, oltre a implementare e armonizzare i servizi di dispensazione dei farmaci orfani è essenziale stabilire standard comuni riguardo alle politiche di prezzo e rimborso, alle modalità di utilizzo off-label e pre-registrativo di specifici composti, allo sviluppo di programmi di supporto all'aderenza alle terapie per le formulazioni orali che possono essere assunte fuori dall'ospedale, alle regole e alla modalità da seguire per l'attività di farmacovigilanza, all'organizzazione e gestione delle terapie domiciliari».

Un farmaco orfano non è sempre necessariamente un composto innovativo o una terapia avanzata. «Talvolta, un composto già in uso da tempo per la gestione di una patologia diffusa viene designato come farmaco orfano per il trattamento di una malattia rara: è quel che è avvenuto, per esempio, nel caso di sildenafil per l'ipertensione polmonare. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, le peculiarità cliniche delle malattie rare richiedono soluzioni originali e lo sviluppo di terapie avanzate, come prodotti per la terapia genica e cellulare somatica, tessuti ingegnerizzati, prodotti combinati e così via. Ciò ha determinato una forte spinta all'innovazione, sia sul piano farmacologico e tecnologico, sia su quello organizzativo e legislativo (Reg. UE 1394/2007). Per la loro natura, le terapie biologiche avanzate offrono alle strutture ospedaliere la possibilità di produrre direttamente i farmaci di cui hanno bisogno (hospital exemption), dotandosi delle strumentazioni, delle tecnologie e delle competenze necessarie. Benché al momento sia una possibilità poco sfruttata, l'hospital exemption non deve essere trascurata perché dà la possibilità di produrre autonomamente farmaci orfani a un costo accettabile, estendendone l'accessibilità da parte dei pazienti. Questa modalità, inoltre, si inserisce perfettamente nella logica della medicina personalizzata e permette una globale ottimizzazione delle risorse, potendo essere sfruttata anche per farmaci "non-orfani". Nella gestione dei farmaci orfani, come di altre terapie avanzate, il farmacista ospedaliero ha un ruolo cruciale, non soltanto in fase di preparazione e dispensazione, ma anche di farmacovigilanza. Per le terapie orali o infusionali che possono essere somministrate a domicilio, il farmacista ospedaliero ha anche il compito di educare il paziente e i familiari sul loro impiego corretto e supportare l'aderenza, sfruttando anche tecnologie di monitoraggio e segnalazione a distanza (App, Alert, scambio di informazioni e dati clinici ecc.)».